Questa storia ha inizio da un punto di domanda.
Nel mondo in cui ci troviamo oggi, dominato dal crollo di ogni certezza sociale, politica, morale, culturale, religiosa, in questa modernità liquida, è ancora possibile avere una fede?

È Domenica, Dies Dominicus, il giorno del Signore, sono le 11 di mattina e tra un’ora esatta il Pontefice si affaccerà alla sua piccola finestra per recitare l’Angelus.
La protagonista di questa vicenda, una suora, è in viaggio su di un autobus con l’unico obiettivo di farsi ascoltare dal Santo Padre.

Sfocia incontenibile il suo dolore, attraverso un monologo che rivela la storia della sua fede abusata, come il suo corpo, nel cuore stesso dell’istituzione ecclesiastica.
È il dramma umano di una donna che non vuole rinunciare alla possibilità di avere fede forse ancor più in seguito al dono inaspettato di una maternità.

Nel corso del viaggio la vicenda della protagonista si specchia nei racconti biblici dell’annunciazione a Maria e della prova di obbedienza di Abramo e suo figlio Isacco. Qui si identifica alternativamente nella vittima o nel carnefice, divisa tra senso di colpa e innocenza.

La drammaturgia si conclude ancora una volta con interrogativi di fede irrisolti rivolti direttamente al Santo Padre, volendo stimolare il pubblico sia sul ruolo attuale della Chiesa sia sulla vicenda strettamente umana.

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Gabriele Vive (Parte I)