Mi chiamo Gabriele Graham Gasco e sono un attore, performer e artista multimediale. Lavoro tra cine, teatro, scrittura e musica.
Il mio progetto si chiama Disabituarsi: un invito a disimparare, a perdere equilibrio, a vedere il mondo come se fosse la prima volta.
Ma perché metti tutto al contrario¿
Forse questo è il luogo giusto per rispondere alla domanda che mi sento fare più spesso. Ma mai abbastanza spesso. Una domanda che mi definisce molto.
Partiamo da un presupposto. Sono nato in Italia. A Torino. Ora vivo a Roma. Ho la fortuna di poter fare della mia vita più o meno tutto ciò che desidero.
Dunque, sono privilegiato.
Il contesto sociale in cui viviamo pero` non è privo di ostacoli, di incongruenze, di buchi neri. Prendo in prestito, per un attimo, la definizione che dà della società contemporanea il filosofo polacco Bauman: viviamo in una modernità liquida su tanti fronti.
Ecco. In questa modernità liquida è sempre più difficile trovare dei pilastri a cui aggrapparsi. Delle certezze, una fede, che offrano dei valori a cui aspirare o dai quali semplicemente prendere ispirazione. Questo è un bene ed un male allo stesso tempo. Siamo più liberi, meno vincolati da una visione univoca, ma allo stesso tempo siamo abbandonati nell’oceano dell’incertezza e della confusione.
A questo si aggiunge l’ormai consolidato ritmo da arresto cardiaco della nostra quotidianità che ci impone di essere, di produrre, di andare avanti, avanti, avanti, senza il tempo di stare.
Qui ci avviciniamo alla risposta.
Questa strana forza invisibile che ci trascina per correnti impetuose senza sosta e senza meta mi ricorda l’immagine del topo che corre sulla sua ruota. Si muove sempre. E` sempre di fretta. Ma non va mai da nessuna parte. E soprattutto davanti a sé ha solo uno sfondo neutro, sempre uguale.
Mi sento, così, anestetizzato da questa società che bombarda di notizie mezze vere e mezze mendaci, di stimoli futili e di dipendenze meschine.
Ed ecco che per tentare di uscire da questa folle centrifuga cerco di disabituarmi.
Questo modo di vedere la realtà al contrario, questa lente capovolta, paradossalmente, mi aiuta a riconoscere e analizzare meglio ciò che mi sta attorno. Il fastidio immediato che provoca una foto al contrario aiuta a rendersi conto che esistiamo. Che io sono una persona. Viva. E che quel che vedo è un qualcosa al di fuori di me.
E` come svegliarsi da un coma e cominciare a vivere.